L’Islam è un’eserienza vissuta in carne ed ossa ed ecco perchè iniziero da me.
La lingua araba è stata la chiave di volta del mio cammino spirituale. Studiare la grammatica araba dalle fonti degli autori della tradizione islamica classica mi ha spalancato le porte per la ricerca del mio cammino.
Ripercorro con la mente i ricordi in un momento delicato e prezioso, all’uscita del mio libro totalmente autobiografico Il velo dentro.
Aiuto l’arabo!
In questo testo racconto di quando venni a sapere che all’Università “L’Orientale” di Napoli esisteva una facoltà dedicata agli Studi Arabo-Islamici. Di quando mi emozionai a scoprire una bellezza spesso celata e distorta nei media mainstream.
All’inzio dei miei studi la lingua araba mi appariva come una montagna impossibile da scalare. Durante i primi mesi di università fui assalita da numerosi dubbi, uno fra i quali “ma poi l’arabo a cosa mi servirà?”
Sapevo che non avrei voluto lavorare per un’azienda, nè fare la traduttrice o l’interprete. Sapevo di essere una viaggiatrice selettiva, che ama più scoprirsi all’interno che fare chilometri. Ed in effetti è stato così, i miei viaggi nei paesi arabi sono stati sempre motivo di grandi trasformazioni interiori.
La svolta
Fu durante un corso su un trattatello di grammatica del 13 secolo, detto al-jurumiyya che capii che con l’arabo io volevo fare solo una cosa: trasmetterlo ad altre persone.
E così tutti i miei studi furono direzionati verso la didattica delle tre varietà di arabo: classico, contemporaneo, colloquiale.
La svolta decisiva ci fu però nel 2010 quando l’arabo divenne la lingua della mia preghiera e di tutte le mie pratiche spirituali. Fu all’ascolto della Surah 114 che il mio cuore si aprì. Mai come prima avevo percepito la bellezza e la potenza del testo coranico.
La potenza del suono
La prima scienza coranica che tuttora coltivo, che mi fu insegnata in modo tradizionale fu proprio il tajweed, ovvero la recitazione cantilenata del Corano. Attraverso i suoni del Corano ne percepii a malapena l’essenza, tanto è grande il suo significato e la supa potenza trasformatrice.
Si può dire che la vita dei musulmani sia scandita dal suono della lingua araba. Per eseguire le 5 preghiere rituali è necessario conoscere almeno una piccola porzione di Corano. Le pratiche spirituali come il dhikir, menzione ripetuta dei nomi di Allah, i duaa, ovvero le invocazioni sono in lingua araba.
L’arabo nella vita spirituale
I musulmani di tutto il mondo portano l’arabo nella lingua quotidiana, espressioni come alhamdulillah, inshAllah, subhana Allah, ma lo stesso saluto as-salaam alaykum sono un mezzo per riconnettersi a Dio attraverso la lungua araba.
La centralità dell’arabo nella vita dei musulmani ha a che fare con il Corano, Rivelazione divina al Profeta Muhammad. Alcune delle caratteristiche del Corano sono proprio l’inimitabilità e l’intraducibilità, ovvero la perfezione linguistica.
L’arabo è la lingua con cui studiosi non necessariamente arabofoni hanno scritto i testi della tradizione, al fine di tramandare la conoscenza utile al cammino spirituale.
Quale arabo?
Ma di quale arabo stiamo parlando? L’arabo del Corano è definito fusha, o arabo classico, che sebbene abbia una base identica all’arabo standard contemporaneo, lingua ufficiale di 23 paesi, è diverso nel lessico e in alcune strutture. Questa varietà di arabo non è mai stata usata per le interazioni quotidiane, come accade oggi. Si parla infatti di diglossia, o addirittura di triglossia. Ma su questo non mi dilungo perchè hai a disposizione il corso grauito di base sulla lingua araba che puoi trovare cliccando qui.
Guarda un estratto di una lezione del corso di Arabo per il Corano sull’importanza del suono della lingua araba nell’Islam
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