L’Islam in altre parole #10 suono

Rubrica per raccontare l’Islam tra (socio)linguistica, studio ed esperienza.

Il suono della voce umana è centrale alla pratica spirituale islamica. Prendiamo in considerazione il primo dei cinque pilastri (se vuoi un approfondimento vedi qui), ossia la shahada, ovvero la testimonianza di fede, condizione basilare dell’essere musulmani. La formula che i musulmani da secoli adottano per attestare la fede è la ilaha illa Allah wa Muhammad rasulullah, ovvero non c’è alcun dio all’infuori di Allah e Muhamamd è il suo profeta, non è una semplice adesione del cuore, ma una presa di responsabilità. Le persone che iniziano il cammino dell’islam da adulti pronunciano ad alta voce questa formula in lingua araba classica.

Il secondo pilastro dell’islam, la preghiera rituale, prevede in alcuni momenti della giornata parti del Corano recitate ad alta voce. Il richiamo alla preghiera avviene tramite l’adhan, pronunciato in modo melodioso da una voce umana. Un pratica molto diffusa è inoltre il dhikr, ossia la menzione ripetuta dei nomi di Allah o di altra formule di lode che può avvenire in silenzio ma anche ad alta voce. Quando viene eseguito collettivamente i partecipanti beneficiano anche dell’ascolto delle voci altrui che diventano un unico coro di lode.

La recitazione del Corano ad alta voce è un’altra pratica molto raccomandata per i musulmani. Si narra che Aisha tramandò questo detto: “Chiunque reciti un suono dal libro di Allah riceverà una ricompensa che vale dieci per ognuna di esso, per ogni suono una ricompensa che vale dieci.” Qui la parola araba che ho tradotto “suono” è “harf” che significa anche “lettera dell’alfabeto”. Interessante, come spiegato ampiamente nel laboratorio sul suono della lingua araba che trovi qui, che dal punto di vista arabo le lettere sono prima di tutto suono e poi resa grafica.

Il Corano stesso offre delle indicazioni sull’uso della voce, in Surah 31:19 si legge: “[…]quando parli abbassa la voce, perchè la più ingrata delle voci è quella dell’asino”. Numerosi sono infatti le narrazioni che invitano ad un uso moderato della voce e dell’importanza di curare il linguaggio. Il modo di parlare dei musulmani è pieno di formule solenni pronunciate ad alta voce come alhamdulillah, per ringraziare, subhana Allah per esprimere meraviglia, inshAllah per parlare del futuro e così via.

Tutta la creazione secondo il Corano inizia con una parola: “Kun”, ovvero “sii” e tramite i nomi di tutte le cose Adamo, archetipo dell’umanità, riceve conoscenza. Quando il Profeta Muhammad riceve la rivelazione sente un suono che lo scuote, e così nell’insegnare egli userà la parola ad alta voce.

Il suono della voce è così prezioso, perchè è vibrazione, è respiro, è riconnessione con il Tutto. Il maestro Hazrat Khan osserva: “Il suono passa attraverso l’orecchio verso la mente, il cuore e l’anima. Quando il sentimento e il pensiero vengono verbalizzati, il loro potere diviene più grande. Quando una persona parla del suo dolore, quando racconta la sua pena ad un’altra, spesso comincia a piangere. […] Ogni tanto una persona spiritosa, raccontando qualcosa di divertente ride delle sue proprie parole. Quando tratteniamo un pensiero nella mente, questo non ha la stessa forza di quando viene espresso a parole.” Seguendo queste osservazioni si può riflettere sulla potenza delle parole sacre pronunciate ad alta voce che creano vibrazioni capaci di giungere lontano e colorare di Bellezza il mondo. Il suono della voce è inoltre legato al respiro, soffio di vita è motore della consapevolezza di sè, il primo passo per avvicinarsi ad una spiritualità piena.

Estratto di una lezione del corso di Arabo per il Corano 1 su Islam e suono

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